giovedì 3 marzo 2016

Riflessione

Oggi alla fine siamo riusciti a fare un giro in centro giusto per sbrigare qualche commissione.
Poi a casa, cena dove la piccola non ha mangiato niente, cosa molto molto strana, e infatti aveva 38.3. Eh va bhè, per ora è tranquilla e dorme senza tachipirina, vediamo come va la notte.

Come ho già detto è un periodo di grandi riflessioni per me, ora non sto qui a raccontarvi i particolari più macabri (ahahah), comunque è anche per questo che ho aperto il blog, a forza di pensare e pensare a come scrivere le cose in maniera chiara mi schiarisco le idee anche io e capisco quali sono le cose importanti su cui vale la pena soffermarsi.
Comunque, oggi leggevo un post di dreaming sull'eterna diatriba tra mamme che lavorano e mamme che non lavorano. Ora, al di la dei mille discorsi che si potrebbero fare al riguardo io mi sono soffermata su un aspetto del mio carattere che proprio non sopporto. A me "piace" sentenziare e giudicare, nel senso che sono abituata a fare così, i miei genitori l'anno sempre fatto e continuano a farlo. Io ho iniziato a rendermene conto quando ho avuto il primo figlio, e ho notato quest'usanza di giudicare qualsiasi scelta dei genitori e poi mi sono resa conto che lo facevo anche io. Dopo questa grande scoperta mi sono accorta che mio marito non lo fa, e vive molto meglio di me.
Dopo quattro anni sono migliorata molto, anche se ci sono delle volte che non riesco proprio a rinunciare a esprimere il mio non richiesto parere in modo acido e pretenzioso, e mi sono accorta che solitamente quando lo faccio i motivi sono tre: o perché è un periodo che sono incattivita con il mondo e, aimè,  ho bisogno di una valvola di sfogo, o perché la persona in questione fa oggettivamente una cosa veramente stupida che non ha senso neanche se analizzo la cosa da qualsiasi punto di vista concepibile, oppure perché... il termine giusto credo sia rosico.
Vi faccio degli esempi, nel primo caso non ci sono esempi validi, sono isterica e dovrei uscire a farmi un aperitivo per darmi una calmata ;P; il secondo caso è solitamente relativo a mia cognata che è ipocondriaca e coinvolge marito e figlio nelle sue ansie e a me fa girare le balle perché non si può vivere così, o a mio fratello che crede che facendo sempre il furbo ci guadagnerà e non capisce che prima o poi troverà qualcuno che fregherà lui; il terzo caso quello più frequente è quando succedono cose tipo il mio collega-capo che si accolla un mutuo a quasi 60 anni per fare l'appartamento alla figlia o la moglie che alla figlia fa tutto, dal pulirgli le ruote del passeggino a andare per uffici per fare l'ISEE e a me oggettivamente non dovrebbe fregare niente ma un po' mi rode perché io devo sempre arrangiarmi (come credo sia giusto) perché i miei genitori è questo che mi hanno insegnato e fortunatamente mi hanno insegnato a camminare con le mie gambe.
Tutto questo discorso che, arrivata a questo punto non so neanche se abbia più senso, era per dire che la conclusione a cui i miei criceti mi hanno fatto arrivare girando le rotelle del cervello è che nel momento in cui io riuscirò a essere soddisfatta di quel che ho, poiché l'ho costruito da sola e ho tutti i motivi per essere felice, e quando saprò che sto dando il massimo per crescere e migliorarmi e cambiare ciò che non mi va nella MIA vita, non me ne fregherà più niente di quello che fanno gli altri perché non "rosicherò" più.
L'unica cosa che probabilmente continuerò a fare è "occuparmi" di mia cognata che è proprio un caso limite (magari vi racconterò qualche episodio).
Ora il prossimo obbiettivo è capire cosa voglio cambiare nella mia vita e dove voglio indirizzare il mio futuro, idee per arrivarci?

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